LA TERRA DESOLATA : CONVEGNO DI RIFLESSIONE SUL DEGRADO DI VARESE E DEL SUO HINTERLAND.


Abbiamo  il piacere di ospitare il Comunicato Ufficiale con cui  il gruppo facebook "Piccole Vedette Lombarde e  UniversAuser Varese " danno notizia del CONVEGNO da loro organizzato


Varese e il suo territorio sono ormai una terra desolata. Il termine ricalca il titolo di un poema di T.S. Eliot, The waste Land, scritto durante la prima guerra mondiale. Waste indica una landa così devastata nella sua morfologia ambientale e nella sua storia, da risultare socialmente sterile, infelice, martoriata, inospitale, poco vivibile. Quel titolo ci è parso una metafora utile a raffigurare la condizione della nostra terra, Varese e il Varesotto: il territorio dove siamo nati e cresciuti, o dove siamo venuti a vivere, o dal quale ci siamo allontanati ma che sempre serbiamo nel cuore, perché lì sono le nostre radici, e perché, come insegna il Cipresso 9, “non c’è futuro senza radici”.

  Dobbiamo facilitare una presa d’atto della realtà. Varese è una città in declino: sul piano economico e sociale, anzitutto; in ambito demografico; sul piano urbanistico; nel patrimonio artistico, paesaggistico, storico, culturale e ambientale, di cui sopravvivono ormai poche vestigia, emergenze sempre più isolate; nella qualità della vita; nella tutela dei beni comuni; nei servizi; nella cultura.

  Varese è una città impoverita. La ricchezza reale di una comunità si misura non già dalla media dei redditi monetari individuali, ma dai grandi redditi indiretti che derivano dallo sviluppo sociale, dalla qualità della vita, dai beni comuni, dai servizi a disposizione, dai tessuti relazionali che si instaurano, dal tono del vivere civile e dell’etica pubblica. Varese è una ex città industriale che ospita un terziario arretrato. Varese sta transitando in modo lento ma inesorabile da un profilo sviluppato ad uno di desviluppo. É una città dormitorio, male in arnese e fortemente atomizzata, disgregata, frantumata sul piano sociale.

  Questa è la realtà di cui occorre prendere atto. Nessuna azione collettiva di cambiamento va lontano se non è sostenuta da una presa d’atto della realtà.
 E la presa d’atto della realtà non serve se non suscita un’azione collettiva che valga a cambiarla, possibilmente muovendo dal basso.

  La giunta che governa Varese manca di cultura e di sensibilità democratica: non ascolta e non consulta la città, tratta i cittadini come sudditi, considera la politica come una roba del Palazzo. Questo atteggiamento si è scontrato con i molti fermenti che si agitano nello spirito e dell’intelligenza di chi è sensibile alla vita e al futuro della città. I localisti dichiarati mostrano di odiare Varese, e da tempo operano per la sua rovina. Chi localista non è ma ama il proprio mondo vitale, nonostante le irrimediabili ferite che ha patìto, è invece l’ultimo, estremo difensore e paladino delle radici locali e di una città che non si rassegna alla devastazione, al declino, all’impoverimento.
Da mesi Varese conosce un crescente risveglio. Sono nati tanti piccoli rivoli. Oggi possono divenire, confluendo, un torrente, forse un fiume di semplici cittadini, che operano con le competenze di cui dispongono, con le energie e le saggezze dei loro 20 o 80 anni, con la passione civile che non ha né etichetta né età ma che consente a persone diverse per età, storia, cultura e opinione politica età di incontrarsi, capirsi, unire gli sforzi.
 
L’elenco delle sofferenze con cui empatizziamo è lungo.

Michele Forzinetti, in una foto di VareseNews che gli ha
 dedicato  spazio e attenzione ( clicca qui ) .
Oggi siamo cipressi che non vogliono morire. Siamo tutti appollaiati su un ramo con Michele Forzinetti.
 Domani saremo un Patrimonio mondiale dell’Umanità che vuole essere preservato nella sua sacralità e nella sua bellezza da un parcheggio  profanatore, inutile, dispendioso: una scelta sbagliata, con obiettivi illusori ma irrimediabile. Non servirebbe ad attrarre turisti per Expo, semmai li allontanerebbe, perché la bellezza ferita non attira nessuno. La giunta non ha voluto promuovere un referendum, prendere in considerazione seimila firme, ascoltare illustri pareri contrari e lo sgomento popolare.
  Dopodomani saremo l’acqua pubblica della città minacciata da un’inutile cava testardamente voluta dai potentati regionali e dai soliti cavatori, benché il mercato edilizio sia fermo e in spregio dei beni comuni, nei pressi del rione di Cascina Mentasti, o le falde inquinate dai lavori (ora interrotti a danno fatto), per il collegamento ferroviario tra Arcisate e Stabio.
  O saremo una Caserma storica che non vuole essere abbattuta a scopi speculativi, ma essere risanata e destinata a scopi sociali.  O Villa Mylius, destinata a un noto chef, forse interessato a ricevere un finanziamento ma ben consapevole che Varese è priva di tradizioni gastronomiche e non può competere con centri di formazione già esistenti ad Alba o a Parma. O l’ossigeno delle acque di un lago asfissiato dalle alghe putrescenti prodotte da un colpevole inquinamento. O un ippodromo che vuole essere rilanciato, nonostante lo scempio dell’ATA Hotel, che ha tolto uno spazio vitale alle scuderie, e nonostante l’abbandono in cui versa, e non finire oggetto dell’ennesima speculazione senza più mercato. O una qualunque piazza o viale che pretendono di essere rialberati. O una palazzina da risanare che attende una destinazione utile. O un’antica casa che attende di essere restaurata,  e non di vedere annullato il suo valore a favore di quello dell’area edificabile. O un castello medioevale che pretende di essere preservato come vestigio della storia cittadina. O una villa Napoleonica che non vuole essere degradata ad albergo.
Saremo una città che urla: “Basta cemento”, che implora “Più verde” e “Più concerti”, più vita collettiva, più cultura. E via elencando, di malefatta in malefatta, di errore in errore, di sfregio in sfregio, d’incuria in incuria, di cinico menefreghismo in cinico menefreghismo. Nel segno di una continuità che ha un solo nome: Malgoverno.

 
Arco del Rosario e Prima Cappella:non lontano da qui il Sindaco
A. Fontana vorrebbe costruire  il contestatissimo parcheggio.
Per dare voce a tutte queste sofferenze; per salvare quel che si può ancora salvare; per imprimere una svolta nella vita pubblica; per risvegliare una città assopita; per ridestare alla speranza una moralità e un’etica civica umiliate e offese; per fermare la mano a chi rifiuta di ascoltare il nostro grido di dolore e preferisce andare avanti imperterrito; per unire i rivoli in un torrente e forse in un fiume; perché a una politica chiusa nel palazzo ne subentri una che esprima una città viva, orizzontale e dal basso, tra spiriti liberi, e che rigeneri il ruolo insostituibile dei partiti,

per tutte queste ragioni è stato promosso il convegno La terra desolata.

  Sono invitati a parteciparvi chi ama la città, chi considera le residue bellezze e risorse di Varese un bene comune da salvare, chi vuole un nuovo modello di sviluppo locale e di gestione della città e dell’hinterland che le gravita attorno. Diamo insieme un segno di vita, di speranza, di riflessione comune! Rimettiamo l’intelligenza delle cose e uno sguardo lungo, non affaristico, al centro dei nostri intendimenti e dei nostri atti! Torniamo a pensare e, pensando, ad agire e a sperare! Non deleghiamo alla politica, ma riprendiamo uno spazio civico che aiuti la politica a risorgere, a migliorarsi,  a tornare alle sue funzioni civiche originarie, senza rozzezze antipolitiche o slogan qualunquisti del tipo “Son tutti uguali, son tutti ladri”.

  Il convegno è scandito in tre capitoli:
·         la presa d’atto della realtà di Varese;
·          le grida di dolore (le questioni più urgenti e drammatiche);
·         la convergenza degli sforzi dell’associazionismo e dei cittadini.
 Vi saranno vari interventi, compresi tra i 15 e i 5 minuti, tutti qualificati, con figure di spicco della città – quasi una intelligenza collettiva posta al lavoro.
Vi saranno intermezzi poetici, letterari, autobiografici e musicali; l’intelligenza collettiva è anche festosità collettiva, un sorriso stampato su molte labbra.

  Il convegno è promosso dalle Piccole Vedette Lombarde, un gruppo nato casualmente su Facebook per salvare i cipressi dei Giardini Estensi, e che poi è stato spinto a procedere dall’entusiasmo suscitato. Non è l’ennesima associazione: siamo semplici cittadini attivi a titolo individuale, senza fini politici privati e diretti, senza vincoli partitici o subalterne appartenenze. Siamo dei “volontari”, truppe pacifiche al servizio delle tante cause giuste promosse dalle associazioni che operano nel territorio. Siamo trasversali e impolitici, ma non apolitici. Siamo estranei non già alla politica in sé, che anzi ci appassiona, ma a posizionamenti politici aprioristici non meno che a sentimenti antipolitici e demagogici. Siamo impolitici perché né la politica dei politici di professione, chiusi nelle loro stanze a tessere alleanze a tavolino, né quella urlata nei web o nelle strade ci riguardano. Vorremmo invece aiutare una politica logora e sterile a liberare le tante energie sane che ancora contiene, e promuovere così un esercizio partecipativo della cittadinanza, mediante azioni dirette, atti di denuncia civile, momenti di riflessione e buone pratiche – simboliche e reali – attorno ai problemi locali, in difesa dei beni comuni. Vorremmo contribuire con il nostro piccolo filo a ricostruire un tessuto civile, partecipativo, non violento, non barbarico, che coniughi intelligenza, eleganza, passione e ironia. Per ritrovare speranze condivise e un progetto che prefiguri il futuro, non stampata su pagine di carta, ma inciso insieme nelle nostre azioni e nelle nostre idee.
  
  
  
  Varese, 16 settembre, Piccola Vedetta Lombarda, gruppo Facebook / UniversAuser Varese


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