Solidarietà piena a Silvio Berlusconi e… un sentimento di “umana pietas “ per Massimo Tartaglia.

Quanto è successo ieri a Milano è grave, gravissimo in un momento caratterizzato da uno scontro politico aspro, che spacca in due il paese e si esprime con toni troppo alti e troppo spesso carichi di una emotività e di una aggressività che rischia di rendere contundenti perfino le parole .

Il volto sanguinante di Berlusconi , che ieri ha fatto il giro del mondo su tutte le tv , mi ha fortemente turbato; odio la violenza con tutto il mio essere, il sangue che cola da un volto dolorante mi fa star male, e la telecamera che indugia su un corpo violato mi appare dissacrante, sempre, su chiunque lo faccia. Ho guardato quelle immagini solo pochi attimi, ma sono stati sufficienti a rendere indelebile nella mia memoria quella maschera di dolore. Poi, immediatamente ho girato lo sguardo altrove. Insistere un attimo in più sul volto sanguinante di Silvio Berlusconi, mi sarebbe sembrata una violazione della sua intimità, indebita e violenta come il colpo stesso che gli era stato inferto .


Al Presidente Berlusconi, esprimo oggi tutta la mia solidarietà, sincera e senza riserve, come quella di milioni di semplici cittadini che non confondono la libera dialettica politica con la violenza.
Non condivido niente di Berlusconi, né le sue idee politiche, né gli atti di governo finora compiuti, non condivido il suo stile di governo, giocato più sulla straordinaria capacità di comunicazione che sulla sostanza dei contenuti; non mi piace la sua presunzione senza confini, il suo ego immenso eppure in continua e abnorme espansione, la sua convinzione di essere Unico e l’Unico veramente indispensabile; non mi piace che dietro ogni suo problema giudiziario veda complotti e li veda sempre dipinti di rosso; non mi piace quando riduce e riconduce ogni idea diversa dalla sua ed ogni persona che pensi diversamente da lui alle categorie di “comunista” e di “invidioso”.
Mezza Italia è con lui, l’altra metà è contro di lui: non è un po’ troppo definire metà degli italiani invidiosi e comunisti ?

Non sono berlusconiano, ma mai potrei immaginare, condividere, giustificare, comprendere gesti di violenza contro la sua persona, ogni persona : la non violenza, la sacralità della persona, come il rispetto delle regole fondamentali che rendono possibile la civile convivenza tra diversi ( per sesso, origine, fede politica, religiosa, ecc..) sono Valori troppo alti per essere scalati dalle divergenze politiche anche le più estreme.

Allo stesso tempo chiedo che mi sia lasciata la libertà di esprimere un sentimento di umana Pietas nei confronti di Massimo Tartaglia, vittima di una natura che l’ha voluto mentalmente labile, umanamente fragile, inevitabilmente esposto a divenire vittima di sé stesso, della sua fragilità, prima ancora che di un clima di esasperazione.


Lo dico da padre e spero che, come me, esprimano questo sentimento milioni di padri, di madri, di sorelle e fratelli più fortunati, perchè pienamente padroni delle proprie emozioni e azioni: se saremo capaci di esprimere insieme solidarietà e pietà, con le immagini dolorose del nostro Presidente del Consiglio, potranno circolare anche quelle di una Italia più civile .

Soprattutto mi auguro che nessun partito o singolo uomo politico voglia farne oggetto di speculazioni politiche che renderebbero vani e ipocriti gli appelli, di tutti a tutti, a raffreddare i toni.

Si raffreddino i toni, si lavori per una reciproca leggittimazione, ma lo si faccia senza negare le differenze profonde che corrono tra i diversi schieramenti politici.
Si raffreddino i toni, da una parte e dall’altra, e allora si troveranno le parole e le sensibilità giuste per affrontare insieme i problemi della Giustizia, intesa come Amministrazione della Giustizia, troppo lenta e soprattutto per questo poco giusta, troppo avvezza ad una visibilità mediatica che non le si addice e per questo poco credibile; ma si trovi il tempo per affrontare anche i problemi della Giustizia, intesa come Giustizia sociale …

Questo vuol dire che i lavoratori espulsi dai luoghi di lavoro, i giovani che ne vengono tenuti fuori, i precari che stanno sulla soglia ad aspettare, gli immigrati costretti alla “clandestinità per legge”, tutti gli emarginati a causa della crisi economica e delle discriminazioni , con il loro carico di dolore, devono trovare nei pensieri, nei programmi nelle decisioni concrete del governo uno “spazio di attenzione veramente privilegiato”, che finora non hanno trovato . Questo spazio non si percepisce con chiarezza se tutte le dichiarazioni degli uomini di governo non tendono ad altro che a negare la crisi, minimizzare le difficoltà, enfatizzare qualche modesto ( ma comunque importante ) segnale di ripresa economica. Non si percepisce se ogni sforso ( di governo e di comunicazione ) è teso a battere, nelle classifice europee o mondiali, qualche paese considerato competitor, piuttosto che le sacche di povertà, di disagio, di sofferenza che persistono in tanta parte d’Ita
lia.

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